45esima Giornata Per La Vita: il messaggio della CEI
“La morte non è mai una soluzione”. Il nuovo messaggio della CEI per la Giornata Per la Vita 2023 potrebbe sembrare tetro. In realtà, dietro la giusta scomodità che genera la riflessione su questi temi, il contenuto è molto più luminoso di quanto non si possa pensare. Non è banale infatti ricordare che la Giornata è stata voluta dai Vescovi per dare un annuncio di forte Speranza a fronte della cultura dello scarto che, con l’approvazione della normativa sull’aborto, entrava legalmente nella società italiana.
Nel promuovere una “cultura di vita”, i vescovi fanno riferimento a tre categorie di persone, le più indifese nella società attuale: la donna con suo figlio in grembo, in primis, il malato o l’anziano che affrontano difficoltà legate alla malattia, i migranti che scappano dalla guerra. Per tutti loro, dice il messaggio, spesso prevalgono le scorciatoie, veloci e apparentemente semplici, che portano a “risolvere” le difficoltà eliminando le persone concepite, malate, sofferenti, in fuga dalla guerra, dalla fame o dalla miseria. Scelte talvolta generate da ideologie e interessi economici che spingono a trovare la soluzione nella morte dei più piccoli, dei fragili, degli indifesi. Quando il figlio è nel grembo della mamma l’opzione morte – programmata, organizzata, offerta dalla comunità ̶ è particolarmente drammatica perché colpisce la sorgente di ogni prossimità, il fulcro e il modello di ogni accoglienza.
Scegliere la morte, dicono i Vescovi, non è mai una soluzione ma è una “trappola”: c’è un risvolto amaro, perché le conseguenze e i contraccolpi di questa “soluzione” non liberano il cuore dell’uomo ma lo opprimono. Non è una soluzione, perché esistiamo per vivere e gustarla questa vita; per sostenerci nel buio, per prenderci responsabilmente cura gli uni degli altri, per rendere ricca la relazione centrandola reciprocità nell’amore. È questa la cifra dell’umano.
Infatti, ci ricordano i vescovi, il senso della vita va oltre la fragilità, le minacce e le fatiche, anche quando queste sembrino “insuperabili e il peso insopportabile”. Dovremmo dunque impegnarci per ritrovare quella “fiducia nella vita e nella sua bontà che spinge a far scorgere possibilità e valori in ogni condizione”. Andare in profondità e ritrovare il significato autentico della parola “libertà” – è libertà quella di una donna che non può portare avanti la gravidanza perché sente di non avere alternative? – e impegnarci, con lo slancio che sempre caratterizza il popolo per la vita, a “promuovere azioni concrete a difesa della vita”.